Gli effetti collaterali della pandemia, delle misure di contenimento adottate e dell’impreparazione della sanità anche nelle aree geografiche più industrializzate hanno severamente colpito l’erogazione dei servizi essenziali, che riguardano la diagnosi precoce (screening) la diagnosi e la terapia di molte malattie con un aumento della mortalità, atteso nei prossimi anni.

A questo scenario si sommano malattie quali: la tubercolosi, il morbillo, la malaria e molte altre, che mostrano una recrudescenza legata ad un significativo decremento delle misure di contenimento e terapia nelle zone geografiche dove ancora insistono queste patologie.

La sospensione o riduzione significativa degli screening, dei servizi di diagnosi, la conversione di molti reparti dedicati all’assistenza di malati di covid hanno comportato in Europa e negli USA una drastica riduzione di diagnosi precoci, di diagnosi e di terapie tempestive che nei prossimi anni verranno pagate con un aumento della mortalità per quelle patologie.

A queste considerazioni vanno aggiunte quelle di una lenta ripresa delle attività al termine delle restrizioni imposte per prevenire la pandemia: si stima che solo per gli screening vi sia stata una riduzione fino a 1 decimo rispetto all’anno precedente (2019); inoltre molte persone erano riluttanti a recarsi presso laboratori o ospedali per paura del contagio. Il Royal College (British Heart Fundation) ha osservato un calo del 50 % degli accessi al pronto soccorso per sospetto infarto.

In Italia, come nei paesi cosi detti industrializzati, gli effetti che destano maggiore attenzione sono quelli legati alle patologie oncologiche, settore nel quale è stato rilevato un drammatico calo nell’effettuazione degli screening e degli esami diagnostici

L’ONS (Osservatorio Nazionale Screening) ha riportato che vi è stata una riduzione di oltre il 50 % degli esami screening per la mammella (meno 53,8 %) del cancro colon rettale (meno 54,9 %) e del collo dell’utero (meno 55,4 %) .

L’allarme e stato lanciato anche dall’ AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) che stima un ritardo diagnosi di circa 2099 tumori della mammella e 611 di quelli del colon; l’associazione rimarca la mancata individuazione di lesioni potenzialmente cancerogene quali gli adenomi del colon retto e delle lesioni displastiche della cervice uterina, queste ultime quantificabili in circa 1670 casi. Questi aspetti conducono fatalmente al rischio di una minore curabilità delle neoplasie in oggetto, con meno prospettive di guarigione e costi di cura ben superiori.

In Liguria l‘ONS riporta una riduzione dello screening mammografico del 58,9 % con una riduzione di diagnosi di oltre il 50 %; di oltre il 60 % è invece la riduzione degli screening per colon e cervice.

Uno studio dell’ AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha stimato un aumento della mortalità per patologia tumorale nei prossimi 5 anni del 12 %, dato confortato anche da uno studio del Kings College pubblicato su Lancet, che stima un aumento della mortalità per cancro della mammella del 7.9-9.6% a 5 anni.

Possiamo dire che questi sono danni collaterali anche legati all’impreparazione dei Sistemi Sanitari ad un evento certamente straordinario come una pandemia, un’impreparazione dalla quale dobbiamo rapidamente rialzarci.

La LILT, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, da sempre combatte le patologie tumorali al fianco del Servizio Sanitario, in modo particolare attraverso lo strumento della prevenzione.
A tal proposito, il contributo di LILT contro gli effetti collaterali sulla prevenzione oncologica delle misure antipandemia potrebbe declinarsi in varie forme: rassicurare la popolazione sulla sicurezza dei luoghi di cura, mantenere ed implementare i nostri servizi, incrementare la nostra offerta di diagnostica precoce in modo il più possibile complementare al servizio sanitario.

Di Prof. Mario VALENZANO MENADA Direttore Sanitario LILT Genova