Recentemente la LILT è stata impegnata nella Settimana Nazionale della Prevenzione Oncologica, un argomento sempre delicato perché si tratta di intervenire non solo sulle abitudini ma eventualmente anche sui preconcetti delle persone, basti pensare alle polemiche scatenate dalla proposta dell’Unione Europea di apporre sulle bottiglie di vino degli avvertimenti circa la pericolosità della sostanza. È necessario fare un passo indietro e chiedersi cosa significhi prevenire, e senza per forza dover tirare in ballo le definizioni precise per questioni di contesto, potremmo definirla così: una serie di azioni volte ad evitare che si sviluppi una patologia o che la patologia in questione giunga agli esiti più sfavorevoli. Nel caso specifico di chi scrive ci si occupa di prevenzione nell’ambito del tabagismo, dunque il consumo di tabacco. Nonostante il consumo di questa sostanza abbia una valenza culturale e sia veicolata dai media tradizionali (basti pensare al James Bond di Sean Connery o ai personaggi interpretati da Clint Eastwood) l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci fornisce una serie di dati tutt’altro che positivi.

Nel mondo quasi un miliardo di persone consuma tabacco e i decessi causati da questa abitudine sono circa 8 milioni ogni anno, a cui si aggiungono un milione e duecentomila decessi dovuti al fumo passivo. Nella sola Unione Europea i decessi sono 700 mila, 93 mila dei quali in Italia.

Bisogna considerare che il tabagismo è causa nota di almeno 27 patologie, tra cui cancro al polmone e broncopneumopatia cronica ostruttiva, ma può provocare patologie tumorali anche al cavo orale, al pancreas e al colon.

Considerati questi dati la cosa più conveniente sarebbe smettere ma non è semplice come potrebbe sembrare. Secondo un’indagine del Sistema di Sorveglianza PASSI, che si occupa di raccogliere i dati della Sanità Pubblica, nel biennio 2020-2021 solo il 30% dei fumatori intervistati ha provato a smettere e tra coloro che hanno provato meno del 10% è riuscito a farlo per più di sei mesi. Infine, solo il 6% tra coloro che sono riusciti a smettere si è rivolto ai corsi organizzati dalle ASL locali, che spesso risentono di un numero di richieste maggiore di quelle che possono essere gestite per questioni di personale.

Tuttavia, occupandoci di prevenzione, questi corsi vengono organizzati anche presso la LILT.

Come funzionano?

Prima di tutto la persona interessata si sottopone ad un colloquio preliminare, mirato a prendere in esame la sua motivazione e capire se è idonea ad un percorso di gruppo. Riscontrata l’idoneità si inizia un percorso della durata di 8 incontri. Questi 8 incontri hanno lo scopo di preparare la persona alla disassuefazione, farla smettere e poi mantenere questo comportamento virtuoso, usando il modello elaborato da Carlo DiClemente e James Prochaska, che nella loro carriera hanno studiato diverse teorie sul cambiamento intenzionale.

Durante il corso alla persona è richiesto di monitorare il numero di sigarette che consuma e cercare di capire quante di queste sono fumate in maniera “automatica” o per altri motivi, come ad esempio emozioni intense o stress, cercando di intervenire non in un’ottica clinica ma rieducativa, dunque potenziando le capacità personali già presenti. Vengono inoltre insegnate tecniche di respirazione e di rilassamento.

Durante questa esperienza non ci si avvale di strumenti sostitutivi come sigarette elettroniche o dispositivi per riscaldare il tabacco. Le sigarette elettroniche sono state immesse sul mercato nel 2006 e si potrebbe pensare che non utilizzando il tabacco siano sicure in quanto non si inala né nicotina né le altre sostanze nocive presenti in una sigaretta. In realtà i primi studi mostrano presenza di irritazioni alle vie aeree e nocività a carico del sistema cardiocircolatorio.

I dispositivi per riscaldare il tabacco, invece, sono stati commercializzati a partire dal 2016 e non bruciano il tabacco ma, in maniera ancora maggiore rispetto alle sigarette elettroniche, non sono disponibili studi sugli effetti a lungo termine e non è utilizzato da molte persone, in quanto su 100 fumatori solo 2 utilizzano questi dispositivi.

Il 31 Maggio sarà la “Giornata Mondiale senza Tabacco”, un’occasione non solo per pensare su larga scala ai danni ecologici provocati da questa sostanza, ma anche per pensare a sé stessi e alla propria dipendenza, per darsi un’opportunità per cambiare. Le porte della Lilt sono sempre aperte.

Fonti: Istituto Superiore di Sanità; Sorveglianza PASSI

Giornata Mondiale senza Tabacco

Il 31 Maggio di ogni anno, ricorre la Giornata Mondiale senza Tabacco indetta dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità e organizzata e diffusa insieme alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Una giornata senza fumo per sensibilizzare la popolazione sui danni causati dal tabacco.

Non fumare è uno dei cardini dei corretti stili di vita che possiamo adottare e della prevenzione oncologica che possiamo fare. Per questo, diamo molta importanza a questo tema anche nelle scuole dove facciamo Educazione alla salute.

LILT Genova invita tutti i fumatori a richiedere un incontro motivazionale gratuito con lo psicologo per iniziare un percorso di disassuefazione al fumo scrivendo a info@legatumori.genova.it

A cura di Edoardo Garlaschi, psicologo e referente LILT Genova per il Corsi di disassuefazione al fumo.

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