Ascoltare i propri bisogni per riscoprire il proprio benessere psico-fisico

Gennaio è il mese in cui molte persone fanno progetti per il futuro.

Molti di noi alla fine dell’anno si guardano indietro, tirano le somme dei propri traguardi, di ciò che sentono di avere ottenuto, per poi fare buoni propositi per l’anno nuovo.

Rimettersi in forma, comprare l’auto nuova, prenotare una visita medica che si tende sempre a rimandare, telefonare a quella persona che non si sente da tanto tempo, sono solo alcuni dei tanti obiettivi che tendiamo a porci. Lo facciamo perché riteniamo che poterli smarcare dalla lista delle cose da fare possa farci sentire bene. Infatti siamo portati a pensare che il nostro benessere dipenda anche dalla soddisfazione che raggiungere quegli obiettivi potrebbe darci.

Forse però questo Gennaio si potrebbe pensare di vedere la questione da un altro punto di vista. Ci siamo mai chiesti se quelli che ci stiamo prefiggendo siano davvero i nostri obiettivi? O se invece alcuni di essi non siano piuttosto traguardi che altre persone immaginano per noi o che ci vengono suggeriti dalle opinioni comuni, distogliendoci da ciò di cui invece avremmo davvero bisogno per stare bene.

Siamo abituati a pensare che per essere felici sia necessario avere tanti amici, possedere tanti oggetti, fare tante cose. Eppure raramente riflettiamo sul fatto che forse la via per stare meglio possa essere semplicemente trascorrere il proprio tempo con poche persone… ma quelle giuste. Avere meno oggetti… che ci piacciano davvero. Fare meno cose… ma solo quelle che amiamo profondamente o che ci fanno stare bene.

Con la pandemia è diventato chiaro quanto mai prima che il tempo passato con i propri cari fosse molto prezioso, che quei beni che eravamo abituati a comprare continuamente forse non erano poi così fondamentali se durante il lockdown, quando i negozi erano chiusi e non era possibile uscire di casa, abbiamo potuto farne a meno.

Una volta ripresa finalmente la nostra vita “normale”, però, se da un lato abbiamo provato un grande sollievo, abbiamo di nuovo perso di vista l’abitudine a concentrarci sull’essenziale.

Forse allora un buon proposito per il 2023 potrebbe essere quello di rimettersi un po’ al centro. Non nel senso di diventare egoisti o, come si sente tanto dire ultimamente (e impropriamente) narcisisti. Essere egoisti ha infatti il significato di avere cura solo di sé dimenticandosi di chi si ha intorno o di rimanere impassibili e noncuranti se arrechiamo danno a qualcun altro. Non si tratta di questo.

Con “rimettersi al centro” invece, si potrebbe descrivere piuttosto quel “sano egoismo” che ci porti, per una volta, ad ascoltare ciò che desideriamo realmente e ciò di cui nel profondo sentiamo il bisogno. Abbandonare quei pregiudizi che magari ci portiamo dentro da tanto tempo e che forse ci spingono da sempre a comportarci automaticamente in un certo modo dimenticandoci di noi stessi.

Metterci al centro per ammettere che tutte quelle cose che compriamo per impressionare gli altri forse in realtà non ci portano davvero gioia. Che alcune delle persone che frequentiamo per mantenere la nostra immagine di noi agli occhi degli altri, forse non ci interessano così tanto. O addirittura, che alcune persone intorno a noi ci feriscono, anche se vogliamo o abbiamo voluto loro bene. Che forse è arrivato il momento di smettere di dedicare loro tutto il nostro tempo a discapito della nostra serenità e di occuparci finalmente del nostro benessere, tanto a livello fisico quanto mentale.

Spesso, nei percorsi di sostegno ai pazienti oncologici che conduco per LILT, le persone portano la propria fatica a mettersi al centro e ad ammettere la necessità di modificare qualcosa di sé o del proprio rapporto con gli altri. E’ su questo che diventa possibile lavorare insieme, per costruire una cultura del proprio benessere psicologico basata sull’affinare la percezione del proprio corpo e dei segnali che esso ci manda, imparando da lui come prenderci cura di noi stessi. Il corpo infatti ci invia continui messaggi che ci abituiamo fin da piccoli ad ignorare, mentre forse in cuor nostro tutti sappiamo quando arriva il momento di dedicare a noi stessi la giusta attenzione e la giusta cura.

A cura di Maria Giulia Mensa, psicologa psicoterapeuta progetto Ancora LILT