Introduzione

(Drssa Francesca Sclifò, Specialista in malattie dell’apparato respiratorio)

Tutti noi sappiamo che il fumo fa male ma il numero di fumatori è sostanzialmente stabile da oltre dieci anni.
Infatti, se l’applicazione rigorosa della legge Sirchia, che ha imposto il divieto di fumo in luoghi pubblici chiusi, ha portato un indubbio beneficio alla collettività, la pubblicità antifumo e le campagne educazionali non hanno sortito l’effetto sperato. Se è vero che da una parte aumenta la quota di ex fumatori tra i soggetti più anziani, dall’altra aumenta il numero di adolescenti, specie di sesso femminile, che si avvicinano al tabagismo.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, 1 Italiano su 4 fuma. Quindi circa 15 milioni di italiani sono esposti ad uno dei fattori di rischio più pericolosi per lo sviluppo di tumori (in particolare polmone, cavo orale, laringe, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, mammella, ovaie) ma anche di malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche. Infatti, se il sistema polmonare rappresenta la porta d’ingresso del fumo, le oltre 4000 sostanze chimiche contenute in una sigaretta, vengono assorbite e portate dal sangue in tutti gli organi. Non stupisce dunque l’aumentato numero di pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (terza causa di morte per malattie non comunicabili), ma anche di patologie quali l’aterosclerosi, l’infarto, e l’ictus tra i fumatori.
Conosciamo il problema, abbiamo le soluzioni mediche e non mediche ad esso, è quindi necessario un impegno collettivo per ridurre le patologie croniche correlate al fumo.

Le azioni di LILT – Giornata Mondiale contro il fumo e gruppi per smettere di fumare

(drssa Elena Terragna, psicologa)

Il consumo di tabacco rappresenta uno dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale ed è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile.
L’OMS calcola che quasi 6 milioni di persone perdono la vita ogni anno per i danni da tabagismo. In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco dalle 70.000 alle 83.000 morti l’anno.
Va considerato, inoltre, che la stessa qualità di vita del fumatore è seriamente compromessa, a causa della maggiore frequenza di patologie respiratorie (tosse, catarro, bronchiti ricorrenti, asma ecc.) e cardiache (ipertensione, ictus, infarto ecc.) che possono limitare le attività della vita quotidiana.
Il fumo uccide una persona ogni sei secondi ed è a tutti gli effetti un’epidemia fra le peggiori mai affrontate a livello globale.
È per questo motivo che mettere in atto interventi che limitino il consumo di sigarette deve essere considerato un obiettivo primario da raggiungere per il benessere del singolo e della collettività.
Già dal 1986 la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, in collaborazione con il Ministero della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, ha cercato di rispondere a questa esigenza mettendo a punto un metodo di dismissione dal fumo di sigaretta che rispondesse ai requisiti principali dell’efficacia e della diffusibilità. In quest’ottica fu elaborato il metodo dei Gruppi per la Disassuefazione dal Fumo (GDF) che venne introdotto in numerose Sezioni della Lega italiana per la Lotta contro i Tumori, tra cui quella di Genova.
Attraverso i GDF la LILT propone una terapia focale breve volta alla modifica di atteggiamenti e comportamenti relativi al fumo. Tale intervento utilizza la potenzialità del gruppo come ambiente di incoraggiamento e di condivisione degli sforzi e si rifà a tecniche psicologiche che hanno l’obiettivo di:
1. rendere consapevole il fumatore del suo atteggiamento nei confronti del fumo;
2. favorire una maggiore introspezione che porti a una più profonda consapevolezza delle motivazioni che da una parte portano a fumare e che dall’altra incentivano a smettere;
3. favorire una maggiore tolleranza alle piccole frustrazioni che spesso portano a fumare per compensare il disagio sperimentato;
4. proporre alcuni comportamenti che aiutino a rimandare il momento del fumo sino ad eliminarlo e a sostituirlo con valide alternative.
L’approccio teorico non mira a negare il piacere che deriva dalla sigaretta, né la sua funzione di compensazione e gratificazione, ma propone la ricerca di modalità alternative e più sane per ottenere la medesima soddisfazione. Anche i richiami alla salute non si basano sulla segnalazione dei pericoli legati al fumo, ma mostrano la validità e la bellezza di curare se stessi, di stare meglio, di assumere comportamenti preventivi finalizzati al cambiamento degli stili di vita dannosi.
Uno dei principali obiettivi che si cerca di raggiungere grazie ai GDF è quello di ricollocare un comportamento quale il fumare, che per un fumatore è diventato automatico e inconsapevole, sotto la sfera della consapevolezza e della decisione. Attraverso l’utilizzo di strumenti che promuovono l’auto-osservazione e l’auto-monitoraggio, lo schema automatico: Desiderio (voglia di fumare) -> Comportamento (fumare), che allo stimolo fa solamente seguire la risposta, viene trasformato in Desiderio → Pensiero riflessivo (“qual è il mio stato d’animo attuale?”, “a quale mio bisogno insoddisfatto si sostituisce in questo momento la sigaretta?”, “quanto è importante per me fumare in questo momento?”) → Decisione (“fumo o non fumo?”) → Comportamento. È in questo modo che i partecipanti ai GDS riescono a riacquistare una sorta di controllo sulle sigarette.
A questo punto però va fatto un ulteriore passo in avanti: se acquisire il controllo sulle sigarette permette di ridurre il numero di quelle che si decidono di fumare, per poter smettere definitivamente senza avere ricadute è necessario ammettere a se stessi di essere più deboli delle sigarette e che l’unico modo per poterle controllare davvero è smettere totalmente: o si è fumatori o non lo si è. Il faticoso processo di eliminare l’automatismo desiderio → comportamento, inserendovi il pensiero e la decisione, è utile inizialmente ma sarebbe illusorio pensare che per tutta la vita il fumatore possa approcciarsi alle sigarette in tal modo e, anche se ci riuscisse, sarebbe davvero un martirio!
Il percorso che il partecipante al GDS si trova a compiere segue un filo logico che corrisponde a un diverso modo di percepirsi rispetto al fumo: si inizia come fumatori e si finisce come ex fumatori, o meglio come non fumatori. Se sul concetto di fumatore è facile intendersi, bisogna essere più precisi su cosa significhi essere ex fumatori e non fumatori. Entrambi i termini designano persone che non fumano ma nel prefisso “ex” si mantiene un legame con le sigarette e con il proprio passato che rimane in qualche modo “presentificato”: “Sono una persona che prima fumava e ora non fuma più”. Diverso è il sentirsi “non fumatore”, cioè un individuo che, indipendentemente da cosa abbia fatto nel passato si qualifica in questo momento come una persona che non fuma, cioè che non ha alcun contatto con la sigaretta.
Il percorso che da fumatori conduce a diventare non fumatori passando per il sentirsi ex fumatori è osservabile anche attraverso i contenuti delle riunioni: nelle prime il tema predominante è il fumo, la singola sigaretta. Man mano che passa il tempo l’attenzione esclusiva verso la sigaretta si diluisce e comincia a emergere il tema del cambiamento, delle proprie esperienze, del come si è. Alla fine l’attenzione sul fumare sarà meno forte, trovandosi inserita su un quadro più generale dove la persona parla e riflette su di sé. Ecco che iniziano a emergere nuovi propositi per la propria vita, che si inizia a pensare in modo creativo al futuro e al proprio sé in perenne evoluzione. Ecco che dunque lo smettere di fumare, cessando di essere solamente una privazione, diventa un primo grande passo che porta a una ridefinizione di sé e a un sognare nuovi cambiamenti.