Come ogni anno la Lega Tumori di Genova celebra il 31 maggio con una giornata di prevenzione dedicata alle dipendenze da tabacco e rivolta in particolare ai più giovani.
La lotta al tabagismo è tra le principali missioni della LILT: non fumare è imprescindibile nell’ambito di un corretto stile di vita. Quest’anno con alcuni alunni della Scuola Lomellini saremo ospiti del Mercato di Corso Sardegna con attività all’aperto e una mostra finale di tutti gli elaborati realizzati durante i laboratori a scuola.
Tutti noi sappiamo che il fumo fa male ma il numero di fumatori è sostanzialmente stabile da oltre dieci anni.
In Italia, già fra i 13 e i 15 anni un ragazzo su cinque fuma quotidianamente sigarette tradizionali, mentre il 18% utilizza sigarette elettroniche. Il consumo inizia generalmente durante l’adolescenza, spesso anche prima: nel 2018 quasi 100 mila ragazzi hanno provato a fumare prima dei 12 anni.
L’uso nei giovani dei prodotti del tabacco in qualsiasi forma non è sicuro, indipendentemente dal fatto che sia fumato, senza fumo o elettronico. Se il fumo continua al ritmo attuale, 5,6 milioni – o 1 su 13 – dei bambini di oggi alla fine moriranno prematuramente a causa di una malattia correlata al fumo.
L’Organizzazione mondiale della Sanità quest’anno dedicherà una particolare attenzione alle giovani generazioni, puntando il dito contro le manipolazioni dei produttori. Solo il 10% dei pazienti affetti da tumore del polmone non ha mai fumato. Chi inizia a fumare da ragazzo è molto probabile che prosegua da adulto. Non possiamo quindi accettare che i ragazzi fumino perché rischiano di diventare dipendenti dal fumo oggi e futuri pazienti domani. Un dato che preoccupa ancora di più se parliamo di giovani donne che si avvicinano al fumo in una percentuale superiore del 24% rispetto al passato.
Per rispondere alle problematiche legate al fumo LILT Genova propone Corsi per smettere di fumare, incontri di gruppo strutturati come un vero e proprio percorso in cui il confronto e la condivisione con i diversi partecipanti sostiene notevolmente la motivazione alla disassuefazione. La metodologia utilizzata è di tipo psico-comportamentale e non prevede l’indicazione di utilizzo di sussidi farmacologici.
Ecco come fare:
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